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indice del n. 206 gennaio 2024

Editoriale      

Ricerche e approfondimenti

Homenaje di Manuel de Falla: contesto, genesi e analisi

di Nicholas Salvatore Rocca  


Il restauro della chitarra Mozzani n. 4/1937

di Mario Grimaldi     


Francisco Mignone: Doze Valsas em forma de estudos.

di Andrea Monarda

 

I concerti di Francisco Tárrega (1852-1909) a Barcellona e dintorni

di Josep Ma Mangado (terza parte)


Il quaderno di Evangelina 

di Evangelina Mascardi        


Memorie di un chitarrista errante

Salah

di Francesco Biraghi  

Recensioni

Libri

Musiche

Dischi

Corsi e concorsi

La bottega della chitarra

Novità editoriali e discografiche


Europe € 15.00

Rest of the world € 17.00


index n. 206  April 2024

Editorial


Studies and research
Homenaje by Manuel de Falla: ,context, genesis and analysis
by Nicholas Salvatore Rocca 

Restoration of the Mozzani guitar nr. 4/1937
by Mario Grimaldi 17

Francisco Mignone: Doze Valsas em forma de estudos.
by Andrea Monarda 

The concerts of Francisco Tárrega (1892-1909) in Barcelona and its surroundings
by Josep Ma Mangado (third part) 

Evangelina’s Notebook

by Evangelina Mascardi 

Memories of a wandering guitarist
Salah
by Francesco Biraghi 

Reviews
Books 
Scores 
Recordings 

Master classes and competitions 

Guitar Shop 

Books, scores, CDs: New releases 

Editoriale

Esistono due pagine di musica – ma proprio due! – che abbiano ispirato più studi, ricerche e articoli dell’Homenaje di Manuel de Falla? A noi non ne vengono in mente. E ogni volta che diciamo “Basta articoli sull’Homenaje!” arriva una nuova proposta che ci fa cambiare idea. È successo con l’articolo di Nicholas Rocca che apre questo numero. Nel primo capitolo, che riguarda il contesto, veniamo a conoscere il Falla di “prima”, quello che un letterato di quell’epoca chiamò “Premanuel de Antefalla”, per poter capire come si arrivò alla composizione del capolavoro in miniatura, pietra miliare della storia del repertorio chitarristico. Vi sono poi molte novità che riguardano la genesi del brano, ma le vedremo nel prossimo capitolo che apparirà sul numero di luglio. Benvenuto Nicholas tra i nostri collaboratori.

Nei due precedenti numeri della rivista Marco D’Agostino ci ha raccontato la triste storia della chitarra Mozzani che Segovia portò con sé negli Stati Uniti nel 1937 con la speranza di usarla nei suoi concerti, per poi abbandonarla quasi subito, severamente danneggiata per gli sbalzi climatici, a New York. Pensavamo che il ritrovamento della chitarra, considerata perduta, in un’asta fosse l’ultimo capitolo della vita dello sfortunato strumento. È stata quindi una piacevole sorpresa l’arrivo in redazione del vero ultimo capitolo della storia che, grazie al liutaio Mario Grimaldi, finisce con un happy end. A Grimaldi fu affidato il restauro dello strumento, un’impresa tutt’altro che semplice, che il maestro liutaio racconta con dovizia di particolari, partendo dalla descrizione dettagliata dello stato iniziale della chitarra per continuare con tutti i passi e le procedure adottate per la riparazione. Ringraziamo Mario Grimaldi che ci ha reso partecipi del proprio lavoro, e Marco D’Agostino per aver fatto da tramite nell’invio dell’articolo.

Continua il racconto degli anni barcellonesi di Francisco Tárrega che Josep Mangado ci fa conoscere tramite le pubblicazioni sui giornali dell’epoca. Dobbiamo dire che ogni volta si rivela un nuovo lato della personalità del chitarrista catalano: nelle precedenti puntate abbiamo visto il bambino ribelle che scappava di casa e riusciva a mantenersi per strada suonando la chitarra e l’abbandono dello studio di altri strumenti per dedicarsi esclusivamente al suo strumento di elezione. Piano piano lo seguiamo mentre si sta costruendo la propria immagine di musicista “serio”, deciso di far parlare la chitarra “in tedesco” per distinguerla dallo strumento popolare. In questo capitolo troviamo un’importante testimonianza in un articolo che parlava della tecnica di Tárrega: in quel periodo usava il tocco polpastrello-unghia al contrario di quanto sostenevano gli allievi che, avendolo conosciuto più tardi, ritenevano che non avesse mai usato le unghie. Inoltre scopriamo qui un Tárrega dalle idee rivoluzionarie, avido lettore di Marx e Bakunin e sempre pronto a offrire la propria arte partecipando a manifestazioni commemorative di eventi come la Comune di Parigi o di personaggi come Narciso Monturiol Estarriol, sostenitore del socialismo utopico, più volte esiliato per le proprie idee politiche e pioniere difensore dei diritti delle donne.

Andrea Monarda, di cui recentemente (n. 199) avevamo pubblicato un articolo sui Doze Estudos di Francisco Mignone, torna a parlare dello stesso autore presentandoci questa volta le Doze Valsas em forma de Estudos, brani brevi ma esigenti, in tonalità inconsuete per la chitarra, che presentano un’interessante sfida per chi vuole affrontare un repertorio che sta in perfetto equilibrio tra la musica colta e la musica popolare.

Evangelina Mascardi, nel suo quaderno, ci parla della arcinota Fantasia X di Alonso Mudarra, quella que contrahaze la harpa... per essere chiari e, come sempre, stimola nuove idee e voglia di approfondimento.

Francesco Biraghi infine riprende a raccontarci le proprie esperienze di chitarrista errante che, stranamente, spesso si collegano all’attualità pur essendo vissute e messe su carta tanto tempo fa.  

Come ormai tutti sapete, Oscar Ghiglia si è spento il 3 marzo a Salonicco dove abitava ormai da molti anni. Non c’era più tempo per raccogliere qui i contributi di tutte le persone che vorrebbero ricordarlo e quindi gli dedicheremo lo spazio che merita sul prossimo numero. Nel frattempo i nostri vecchi lettori possono rileggere sui quattro numeri del 2000 (nn. 109-112) la lunga intervista data a Elena Càsoli insieme a due racconti su due dei suoi temi preferiti che comparivano spesso durante le lezioni: la Sarabanda della Suite BWV 995 e il famigerato Schlucker.

Oscar ora riposa nel cimitero di Chiusi di La Verna vicino ai genitori. Essendo figlio e nipote di due pittori, Oscar, pur essendosi dedicato alla musica, la pittura l’aveva nel suo dna. Infatti, mentre insegnava, raramente usava termini musicali: Oscar la musica la dipingeva. A volte erano quadri enormi, come fosse un Delacroix, altre volte disegnava fumetti, ma le immagini erano comunque vivide e rimanevano impresse nella mente di chi ascoltava. Sono passati decenni e, ancora oggi, ogni volta che ascolto le Variazioni op. 45 di Giuliani (sulla Follia di Spagna), quando inizia l’ultima variazione nella mia mente risuona immancabilmente la voce di Oscar che grida: Vittoria! VITTORIA!!!

Oscar era unico ed è insostituibile. Il suo passaggio lasciava sempre un segno e un ricordo che poteva essere un momento musicale improvvisato e indimenticabile, un racconto… o un’unghiata su una chitarra presa in prestito. La sua scomparsa significa la fine di un’epoca.

Buon viaggio Oscar, ci manchi già. Oh! Mi raccomando, cerca di non creare troppo scompiglio lassù, deh!